2 Giugno 2017

Siria: la variabile Macron

Siria: la variabile Macron
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La visita di Vladimir Putin in Francia del 29 maggio ha avuto certa rilevanza internazionale, anche perché il fatto che il nuovo presidente transalpino abbia voluto vedere subito, appena eletto, il presidente russo è un segnale forte e in controtendenza rispetto agli orientamenti del suo predecessore.

 

Nel commentare la notizia, Russia Today ricorda le dure prese di posizione di Emmanuel Macron verso Mosca durante la recente campagna elettorale.

 

Quella del nuovo presidente francese non sarebbe una «conversione» successiva, spiega il media russo, ma una mossa in linea con la sua ambizione volta a rilanciare la Francia sul piano internazionale. Tentare di risanare i più che logori rapporti con Mosca sarebbe semplicemente funzionale a tale scopo.

 

Per questo nell’incontro con Putin, nota ancora Russia Today, Macron ha evitato di brandire contro il proprio ospite l’«aggressione russa» in Ucraina o l’annessione della Crimea,  criticità che hanno fatto scattare le sanzioni occidentali contro Mosca. Né ha fatto cenno alle asserite attività di hackeraggio da parte dei russi, altro nodo dolente dei rapporti tra Occidente e Mosca.

 

Non sono mancate accuse a Mosca, certo, in particolare sulla propaganda svolta dai media russi in Occidente o sulla violazione dei diritti dei gay in Cecenia, ma rispetto ad altre questioni Macron si è smarcato dalle posizioni sulle quali è rimasto inchiodato il suo predecessore.

 

In particolare sulla questione siriana, nodo nevralgico dei rapporti tra Parigi e Mosca, che aveva portato Hollande in rotta di collisione aperta con Mosca.

 

Nel riportare quanto affermato dal presidente francese nell’occasione, i media italiani si sono attestati sulla sua determinazione ad intervenire nel conflitto in caso di uso di gas da parte di Damasco.

 

Una dichiarazione alquanto scontata (peraltro di difficile attuazione stante il presidio russo nel Paese – sul punto vedi anche nota a pie’ di pagina), che però non esaurisce quanto realmente avvenuto nell’occasione.

 

Più attendibile il resoconto redatto da Marc Semo su Le Monde, il più autorevole giornale francese. Secondo Le Monde, Macron ha assunto delle posizioni «più aperte riguardo le preoccupazioni di Mosca sul processo politico [in Siria ndr.]. Ha evocato la necessità di “preservare lo Stato siriano per non rendere ancora più fragile la regione” […] Inoltre ha sottolineato “che bisogna negoziare con tutti, compreso il regime“».

 

La prima dichiarazione risponde alle paure di Mosca, che hanno proposto un piano di de-escalation che sta trovando convergenze. Un progetto per portare la pace nel Paese, che però potrebbe essere usato per portare a compimento lo smembramento della Siria tanto agognato dai neocon (vedi Piccolenote); questa almeno la paura espressa esplicitamente da Putin in un recente meeting.

 

L’ultima affermazione di Macron, invece, rappresenta un vero e proprio ribaltamento della posizione di François Hollande, il quale ha sempre tenuto ferma la barra sul fatto che pre-condizione essenziale per iniziare qualsiasi negoziato sulla Siria fosse l’abbandono del potere da parte del presidente Bachar al Assad.

 

Un tema sul quale si è infranto finora ogni tentativo di porre fine alla guerra, stante che Mosca non ha mai dato il suo assenso al regime-change perseguito dagli avversari internazionali di Assad.

 

Non sarà facile per Macron conservare tale posizione. Indicativo in tal senso il fatto che il giorno successivo alla visita di Putin, il presidente francese abbia incontrato una delegazione della cosiddetta opposizione siriana raggruppata sotto la sigla Hnc (High Negotiations Committee), che da sempre invoca il regime-change.

 

In realtà, a stare a quanto riportano i giornali francesi, non sembra una visita cercata, quanto subita dal Presidente. Infatti, nel comunicato diffuso dall’Eliseo si legge che «in occasione di una visita a Parigi del signor Riad Hijab, coordinatore dell’Alto comitato dell’opposizione […] il presidente della Repubblica Emmanuel Macron ha tenuto a salutarlo insieme alla sua delegazione».

Ai convenuti Macron ha ribadito il suo «sostegno all’opposizione siriana in vista di una transizione politica in Siria».

 

Parole che appaiono in contrasto con quanto affermato nell’incontro con Putin. Ma fino a un certo punto. In realtà l’appoggio di Macron all’Hnc, che egli non poteva negare, avrebbe potuto essere più forte, ovvero menzionare esplicitamente la preventiva deposizione di Assad; non lo ha fatto, restando nell’ambito di un’ambigua, contraddittoria, indeterminazione.

 

Anche le modalità di tale visita fanno pensare non a un dietrofront, ma a un atto dovuto. Insomma, piuttosto che un ripensamento istantaneo di Macron, l’incontro sembra celare una preoccupazione da parte dei cosiddetti ribelli siriani, meglio dei loro sponsor locali e internazionali, ovvero quella che la Francia possa abbandonarli al loro destino.

 

Una preoccupazione che il presidente francese ha di certo inteso dissipare, ma senza rinnegare del tutto le aperture pregresse. Peraltro, al di là delle dichiarazioni rese nell’una o nell’altra occasione, occorre tenere in debito conto il fatto che intrattenere rapporti con la cosiddetta opposizione siriana consente a Macron di sedere al tavolo delle trattative e di giocare un ruolo in un’eventuale risoluzione della crisi (e di godere di eventuali vantaggi, per esempio nella ricostruzione).

 

La situazione del conflitto siriano resta complessa e articolata. Ma a quanto pare l’elezione di Macron, e la sua smisurata ambizione, sembra porre una variabile nuova. Da seguire.

 

Nota. Sulle accuse rivolte dall’Occidente ad Assad riguardo l’uso di armi chimiche, e sulla evanescenza e pretestuosità delle stesse, abbiamo già scritto, non ci torneremo (chi vuole può leggere una delle tante note precedenti).

 

Val la pena però sottolineare una bizzarria: l’Onu ha più volte accusato i cosiddetti ribelli siriani di far uso di armi chimiche. Tale aberrazione non ha mai suscitato un moto di protesta da parte dell’Occidente, né una minimo cenno di solidarietà, se non con Damasco, che quei miliziani li combatte, almeno con la straziata popolazione civile siriana. Mai un palpito, un moto di compassione, nulla di nulla. 

 

Un particolare che fa vedere in altra prospettiva la posa di tanti politici occidentali che si ergono a paladini dei diritti della popolazione civile siriana. C’est la vie…

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