Spagna: un ripensamento di troppo
Tempo di lettura: 2 minutiSi era aperto uno spiraglio. Ieri il presidente della Catalogna Carles Puigdemont sembrava aver avuto un ripensamento e aveva indetto una conferenza stampa per annunciare nuove elezioni regionali.
Era il punto di fuga più sensato, l’unica via di uscita da una situazione che aveva portato la Spagna sull’orlo del precipizio. Poi ci ha ripensato un’altra volta. E tutto è crollato.
La Catalogna oggi ha dichiarato l’indipendenza. Da qui la reazione di Madrid, necessitata, di applicare l’articolo 155 della Costituzione che commissaria la regione.
La successione dei fatti sembra indicare che Madrid ha aspettato fino alla fine che qualcosa potesse inceppare il processo avviato.
Lo scontro ora è totale. A Barcellona piazze festanti e colorate. Come a piazza Maidan in Ucraina. Solo che questa crisi avviene nel cuore dell’Unione europea. E innesca un meccanismo del quale è impossibile prevedere gli sviluppi.
Carles Puigdemont ha invitato la piazza a difendere la decisione della Generalitat con senso civico e pacificamente.
Ma la chiamata alla difesa del processo secessionista è già un’azione di contrasto alle misure che il governo centrale si appresta a varare. Può innescare incidenti.
L’incendio dunque è stato appiccato. Nessun Paese occidentale ha appoggiato l’avventura catalana: sia gli Stati Uniti che l’Europa hanno infatti annunciato che la Spagna resta unico interlocutore delle loro cancellerie.
Ma ad oggi ciò non sembra aver alcun effetto sui secessionisti, forse convinti che le porte ora chiuse si apriranno in un prossimo futuro. Fiducia che ad oggi appare mal riposta.
C’è chi ha paragonato l’avventurismo catalano a quello greco, quando la sinistra indisse un referendum contro le ricette di risanamento imposte dall’Europa e dovette poi piegarsi a causa del crollo economico.
Situazione del tutto differente: la Spagna non può permettersi il collasso economico della Catalogna, come sembravano auspicare alcuni analisti: crollerebbe con lei. Con conseguenze in tutta Europa.
Come si vede, l’incendio catalano non è più un gioco tra Barcellona e Madrid. Riguarda tutta l’Europa, che rischia di scottarsi. E tanto.
Certo Madrid in passato ha evitato aperture che potevano scongiurare il precipitare degli eventi e certo le rivendicazioni autonomistiche di Barcellona hanno un loro fondamento.
Ma oggi analizzare torti e ragioni è esercizio vano quanto dannoso. L’incendio va spento prima che bruci destini e nazioni. L’impugnazione dell’articolo 155 da parte di Madrid è una risposta parziale. Andrà integrata da altro. Tanto altro.
Un aiuto potrebbe venire da un’interlocuzione tra le autorità madrilene e la maggioranza silenziosa della Catalogna, che finora si è limitata a una manifestazione di piazza contro l’avventura indipendentista.
Vedremo. Oggi registriamo il disastro annunciato. Che un ripensamento di troppo avrebbe potuto evitare.