La Troika del compagno Monti
Tempo di lettura: 3 minutiIl giorno della fiducia al Senato del nuovo governo, il professor Mario Monti ha evocato il commissariamento dell’Italia da parte della troika, ovvero di delegati della Commissione europea, della Banca centrale europea e del Fondo monetario internazionale.
L’evocazione del professor Monti
Così Monti: “Non è escluso, non lo dico con spirito di provocazione ma solo con senso del dovere, che l’Italia possa dover subire ciò che ha evitato allora, ovvero l’umiliazione della Troika. Mi auguro assolutamente che non avvenga”.
Un’evocazione nefasta, con un’excusatio non petita finale che suona accusatio manifesta. Non un timore paventato, ma una minaccia neanche troppo velata.
E che riecheggia quanto dichiarato durante la gestazione del nuovo governo da Ghünter Oettinger, esponente di primo piano della Cdu tedesca, il quale affermò: «I mercati insegneranno agli italiani a votare in maniera giusta».
L’intervento di Monti è indice, come altri, di un conflitto tra governo e opposizione che non è normale dialettica politica, propria della democrazia. Lo scontro cui stiamo assistendo, per i toni e i contenuti, è più profondo. Esistenziale.
Il nuovo governo rappresenterebbe una “minaccia”, un “pericolo” e altro e simile.
L’unione sovietica e l’Unione europea
L’evocazione di Monti è significativa anche sotto un altro profilo, quello simbolico.
Avevamo accennato in altra nota come il passaggio dalla vecchia Comunità europea all’Unione europea non sia stato solo nominale.
Certo, cambiava la struttura del sodalizio, ma il nome poteva restare lo stesso. Invece si decise di cambiarlo.
E la nuova parola, “Unione”, riecheggiava ricordi infausti, ovvero quell’Unione sovietica che pure fu combattuta e vinta dall’Occidente.
Il termine troika, parola di origine russa, serviva a suo tempo per indicare il governo ternario di alcuni Stati comunisti, dove la terna era costituita dal Capo dello Stato, del Partito e del Governo (quando si trattava di tre persone distinte).
Il riferimento a una troika pronta a commissariare l’Italia conferma la suggestione di una comunità europea che ha assunto alcuni caratteri della sua antagonista storica.
Nell’Unione sovietica gli organi centrali presiedevano al governo senza bisogno di un mandato popolare.
Il loro incarico guida promanava dalla sfera ristretta dell’élite dominante. Una leadership svincolata anche dal dovere di rispondere ai cittadini. Le analogie con l’attuale Ue sono palesi.
Dai carri armati ai Commissari
La troika del “compagno Monti” dunque sarebbe pronta a commissariare l’Italia, se essa deraglierà dai principi fondanti l’Unione.
Analogamente a quel che accadeva in Russia, dove si chiedeva l’adesione alla religione comunista, la Ue chiede l’adesione incondizionata al Credo della Finanza, che in quanto religione non contempla il compromesso.
Una guerra di religione, dunque, è stata scatenata. Che fa assumere alla contesa contorni sfumati e diversi dalle normali dialettiche politiche.
Il nuovo governo non verrà giudicato da tali ambiti in base alle sue azioni e ai suoi risultati, ma in base alla sua adesione o meno alla religione di cui sopra.
Da qui l’inevitabile guerra preventiva. E la richiesta di dichiarare “irrevocabile” l’euro e l’Unione stessa. Non un’adesione formale, ma incondizionata.
Quel che si chiede, insomma, non è tanto di fare una cosa piuttosto che un’altra, anche se certo esistono richieste specifiche conseguenti, come ad esempio quella di non intaccare il dogma dell’Austerità.
Al nuovo governo, ai nuovi governanti, si chiede qualcosa di più profondo di una semplice adesione a linee economico-monetarie-finanziarie. Si chiede una professione di fede.
Il compagno Monti non ha parlato per sé, ma a nome della sua confessione religiosa.
Pronta a intervenire non con i carri armati, come accadeva per i Paesi del blocco sovietico recalcitranti, ma con la famigerata Troika, quella, per intenderci, che ha incenerito la Grecia.