Trump licenzia anche McMaster?
Tempo di lettura: 3 minutiDonald Trump licenzia anche il consigliere alla sicurezza nazionale Raymond McMaster. Questa l’indiscrezione rilanciata dal Washington Post e dal Wall Street Journal, che però è stata smentita dalla portavoce della Casa Bianca Sarah Huckabee Sanders.
L’incontro di Trump con Bolton
L’indiscrezione resta comunque più che significativa: McMaster sembra dover condividere il destino di Rex Tillerson, il cui allontanamento dal Dipartimento di Stato, avvenuto nei giorni scorsi, è stato preceduto da una campagna stampa similare. Fatta di annunci di un prossimo licenziamento seguiti da smentite non risolutive.
Il fatto che tale notizia giunga a ridosso dell’allontanamento di Tillerson evidenzia che l’amministrazione Trump è fatta segno di pressioni forti quanto indebite.
Secondo il Wall Street Journal, «Trump la scorsa settimana si è incontrato con John Bolton, l’ex ambasciatore degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite, che ha apertamente dichiarato il suo interesse per il posto alla sicurezza nazionale».
A volte ritornano: il nome di Bolton era stato fatto con insistenza come candidato al Dipartimento di Stato all’inizio del mandato di Trump. Nel segno di una consegna della politica estera americana all’influente circolo neocon, di cui l’ex ambasciatore all’Onu è esponente di rilievo.
McMaster e la sconfitta di Trump
Allora il presidente gli preferì Tillerson, indicando una prospettiva molto diversa per la politica estera, in linea con le sue promesse elettorali: appeasement con Mosca e disimpegno in Medio oriente. Ora tutto è cambiato.
Tanta insistenza sul nome di Bolton non è casuale: i neocon vogliono “commissariare” l’amministrazione Trump, come già fecero con quella di George W. Bush dopo l’11 settembre.
E i tempi sembrano maturi: l’allontanamento di Tillerson e il suo avvicendamento con Mike Pompeo va in questa direzione (Piccolenote).
I neocon non si accontentano di vincere. Vogliono stravincere. Non si tratta di una determinazione propria di un ambito particolarmente assetato di potere.
Piuttosto è uno dei fondamenti della loro concezione della Politica e del Potere, che non concepisce l’idea del compromesso, rifugge il dialogo e percepisce ogni alterità come un ostacolo da abbattere.
Con la nomina di Bolton a Consigliere per la sicurezza nazionale Trump non avrebbe più alcun margine di libertà. E i neocon avrebbero le mani libere per rinverdire la loro politica muscolare a livello globale.
L’assertività neocon si dispiegherà contro l’Iran, che tale ambito considera un nemico esistenziale, e contro i suoi alleati regionali, Hezbollah e Siria.
Resta da capire se essi recupereranno l’Opzione apocalisse, che prevede un confronto globale con la Russia. Opzione che la Clinton aveva implicitamente brandito in campagna elettorale per compiacere tale circolo, che l’aveva preferita al rivale (vedi Piccolenote).
Derubricata con la sconfitta della Clinton, tale opzione potrebbe tornare d’attualità con la sconfitta di Trump. Già, perché l’avvicendamento di Tillerson con Pompeo segnala che il presidente ha ceduto ai suoi avversari interni.
Se anche McMaster verrà allontanato in favore di Bolton la sconfitta di Trump sarà totale. I neocon aiuteranno il presidente a far fronte alle insidie del Russiagate, che finora hanno invece cavalcato, e lo lasceranno giocare con la politica interna (ma fino a un certo punto).
La politica estera, che per un Impero è tutto, sarà invece loro esclusivo appannaggio. A Trump al massimo sarà concesso un mero diritto di tribuna, ma solo come innocuo quanto istrionico interprete del loro Credo.
La vicenda segnala che la teoria della relatività non si applica solo alla fisica e all’astrofisica, ma anche alle elezioni politiche: i neocon, sconfitti insieme alla Clinton, sono riusciti a imporsi ugualmente, col tempo e col logoramento progressivo del loro antagonista.
Si annunciano tempi più conflittuali per il mondo. A meno dell’emergere di una qualche variabile di sistema che, al momento, sfugge all’orizzonte.