Tiziano, La fuga in Egitto
Tempo di lettura: 2 minutiLa prima cosa che colpisce di questo quadro sono le dimensioni: 336 cm di base per 206 di altezza. In secondo luogo colpiscono le proporzioni, con quell’orizzontalità così accentuata e così genialmente sfruttata dal giovane Tiziano. Stiamo parlando della Fuga in Egitto, custodita all’Ermitage di San Pietrburgo, che dopo un lunghissimo restauro ora è tornata a Venezia, città per la quale era stata dipinta, su commissione di Andrea Loredan titolare del palazzo che attualmente ospita il Casinò. Resterà a Venezia sino al 12 dicembre, esposta alle Gallerie dell’Accademia.
Tiziano s’immagina una rappresentazione del tutto asimmetrica, in cui le figure dei protagonisti entrano da sinistra nella tela, con il loro passo affaticato ma insieme anche danzante, lasciando tanto spazio a quel vastissimo paesaggio che Tiziano aveva “rovesciato” sulla tela quasi a rivendicare le proprie radici cadorine e “montane”. C’è dappertutto un brulicare di animali, di foglie, di erba, di vento agitato: Giuseppe, Maria e il Bambino guidati dal giovanotto che fa da angelo, transitano senza che nulla di quel brulichio venga sospeso. È questa la bellezza dell’invenzione di Tiziano, che si permette di soprassedere sugli effetti speciali e inserisce quel viaggio nel flusso normalissimo della vita del mondo. Il transito poi ha un altro effetto, direi quasi filmico: ci aspettiamo i prossimi passi, quasi che invece di esser davanti ad una tela fossimo davanti ad uno schermo. È una tela “incamminata” questa del giovane Tiziano: nel segno del passo di Giuseppe, del passo dell’asinello e di quello del ragazzo angelo. E noi che la guardiamo siamo quasi indotti a seguirli, non solo con lo sguardo ma con i nostri passi. A camminare anche noi con loro, in quell’aria fresca che stempera ogni paura.
Del resto tutto in questo quadro concorre a un senso di felicità sperimentata, da quel cielo alpino intriso d’acqua, al verde tenero dei prati, sino all’ordine obbediente degli animali. E su tutto domina la tenerezza di quel gesto di Maria che protegge con il volto il bambino addormentato.