Breaking the silence
Comprendere la logica interna di un conflitto, come quello arabo-israeliano, che ha attraversato il Novecento e che tuttora si perpetua con picchi di estrema recrudescenza, non è semplice, e spesso il pregiudizio o la mancanza di conoscenza condizionano la capacità di rovesciare il punto di vista.
Il libro La nostra cruda logica, a cura di Breaking the silence, associazione di veterani dell’esercito israeliano (editore Donzelli), che per la prima volta lascia parlare senza il filtro dell’istituzionalità i militari di Tel Aviv, rappresenta un’occasione imperdibile di riflessione. A raccontarsi sono ex combattenti che provano a «rompere il silenzio», rivelando la natura straniante della loro esperienza: assistiamo così in queste pagine a un «profondo esercizio di autoanalisi dei narratori, della loro umanità e di quella del loro mondo» scrive Alessandro Portelli nella prefazione.
Un libro di storia orale, dunque, che ci conduce nei meccanismi più complessi di una logica – essenzialmente di prevenzione di possibili attentati – tanto implacabile quanto ormai «normale» per chi sente di fare il proprio dovere agendo nel rispetto delle regole all’apparenza neutrali.
La ripetitività e l’ordinarietà di certi comportamenti aprono invece a violazioni, altrove considerate inaccettabili, dei diritti elementari. Il supporto all’occupazione dei territori palestinesi si basa sull’idea che la presenza dell’esercito israeliano a Gaza e nella West Bank (Cisgiordania) abbia una funzione protettiva e che lo scopo sia salvaguardare il paese dal terrorismo.
Continua a leggere cliccando qui.