Ucraina: l'asse jihad-neonazisti e le minacce contro il governo di Kiev
Sono stati il braccio armato della rivolta di piazza Maidan, e poi una sorta di “corpi speciali” nella guerra contro i separatisti filo-russi. Ora però i neo-nazisti ucraini di Pravy Sektor (Settore destro) sembrano non voler più rispondere agli ordini del governo di Kiev. Il mostro sta sfuggendo al controllo degli apprendisti stregoni che lo hanno evocato. Un dato ancora più preoccupante se si pensa al patto esistente tra l’estrema destra anti-russa e l’estremismo islamico di matrice cecena, legami ormai confermati da fonti autorevolissime.
Prima la cronaca. Le tensioni tra Pravy Sektor e il governo di Kiev rischiano ormai di sfociare in una vera e propria guerra (o colpo di Stato). Lo scorso fine settimana i neo-nazisti si sono scontrati con le polizia regolare nella zona di Mukacheve, nel sud-ovest dell’Ucraina, facendo almeno tre morti (una delle vittime è un civile). Si tratta di una delle regioni dove si registra la più forte presenza dell’estrema destra: secondo i resoconti, il motivo della contesa – scrive l’agenzia Reuters – sarebbe il controllo delle vie di comunicazione con Ungheria, Romania e Slovacchia.
Settore destro usa quei canali per il contrabbando e non apprezza il tentativo del governo centrale di imporre il proprio controllo sulle frontiere. Per rappresaglia, i neo-nazisti starebbero approntando in queste ore dei posti di blocco sulle strade che circondano la capitale Kiev.
Situazione molto seria, come evidenziano le minacce di uno dei portavoce di Settore destro, Artem Skoropadsky, il quale ha affermato nel corso di una conferenza stampa: «Abbiamo 18 o 19 battaglioni di riservisti. Se servisse, potremmo impiegarli in qualsiasi parte dell’Ucraina. Possiamo inviarli al palazzo presidenziale o al ministero dell’Interno».
La questione ormai non è più solo locale, dopo che per settimane non solo Pravy Sektor ma tutti i gruppi armati dell’estrema destra anti-russa (il famigerato battaglione Azov, in prima linea nella guerra a Oriente, e una quantità di altre milizie) sono stati impegnati in un confronto serrato con il governo di Kiev. A intimidire l’esecutivo è la spavalderia crescente dei gruppi che in passato ha ampiamente usato. Organizzazioni come Human Rights Watch e Amnesty International hanno documentato diversi casi di omicidi e di torture contro gli avversari politici, oltre al tentativo di controllare fette intere di territorio. Per Kiev non è un problema da poco, se si pensa che finora i rapporti tra l’estrema destra e il governo sono stati stretti: per fare un esempio, Oleg Lyashko, uno dei fondatori del battaglione Azov, siede in parlamento nella maggioranza governativa.
Il quadro si fa ancora più fosco quando si guarda a Est, alle zone in cui prosegue il conflitto a bassa intensità tra separatisti filo-russi e filo-governativi (o dovremmo dire ex-governativi?). La scorsa settimana il New York Times ha pubblicato un lungo reportage sulle milizie islamiche che combattono nel Dombass. L’esercito ucraino era così disorganizzato, spiega il quotidiano newyorkese, che ha accolto a braccia aperte tutte quelle milizie che volevano combattere i separatisti. Poco importa che fossero neo-nazisti o jihadisti ceceni, con una lunga storia di guerriglia alle spalle, dall’Afghanistan al Caucaso (e, in alcuni casi, la Siria). La strategica città di Mariupol, sbocco sul mare del Donbass, sarebbe ormai sotto il controllo di questo mix esplosivo di estrema destra e guerriglieri islamici, scrive il NYT.
Il reporter americano, Andrew Kramer, intervista un anonimo “signore della guerra ceceno”, a capo di una milizia che si fa chiamare Sheikh Mansur: «A noi piace fare la guerra ai russi», spiega il miliziano, che ha combattuto anche nel Caucaso e che oggi risponde direttamente agli ordini di Settore destro. Il “signore della guerra” ha vissuto come emigrato in Francia, dove ha organizzato la sua banda. Due dei suoi soldati sono stati trattenuti dalle autorità francesi con l’accusa di avere legami con l’Isis, anche se il ceceno nega che l’accusa fosse fondata. Cambia poco, in effetti: la saldatura tra neo-nazisti e jihad, in nome della guerra santa alla Russia, non può far dormire sonni tranquilli al governo di Kiev. E, forse, all’Europa tutta.